Arnaldo Pomodoro
Le battaglie, 1995
fiberglass con polvere di grafite, 320 × 1200 × 65 cm
Nel 1996 Pomodoro venne invitato dalla Marlborough Gallery di New York ad allestire una mostra personale, ideata appositamente per gli spazi della galleria. Pensò a un grande rilievo nero in fiberglass con polvere di grafite, che correva lungo il muro principale, bianco, creando un suggestivo impatto visivo. Successivamente Le battaglie vennero mostrate in permanenza nella prima sede espositiva della Fondazione Arnaldo Pomodoro a Quinto de’ Stampi di Rozzano. L’aspirazione architettonica del segno gestuale trova compiuta espressione nella trama di aculei e solchi, nell’intreccio di corde e bulloni, che si svolge per una lunghezza di 12 metri. Così lo scultore parla della sua opera: “Ricco di forme angolari, spigolose e taglienti; di denti, di frecce, di lance, e di diversi materiali (grovigli di corde, cunei, bulloni…) il rilievo dà un senso forte di dinamicità e confusione, create dall’incontro e dallo scontro di tutti questi elementi in movimento.” Luciano Caprile descrive così il movimento interno alla scultura: “Un muro di simboli, di frecce, di ordinato caos. Afferma Pomodoro di essere rimasto affascinato dai geroglifici, di aver scoperto uno straordinario rapporto tra il segno e una forma magmatica, in divenire, di aver sentito la necessità anche fisica di incidere qualcosa nella materia. Allora tra l’autore e l’opera che sta nascendo inizia la lotta, la battaglia non solo nei confronti della materia ma soprattutto tra l’idea e la sua adeguata realizzazione.” E proprio una battaglia rinascimentale sembrano evocare le lame acuminate e i lacerti materici, che stridono e si accalcano per conquistare lo spazio. Lo intuisce Pepe Karmel, in un articolo apparso su The New York Times, in cui la scultura di Pomodoro viene paragonata a una famosa tavola dipinta di Paolo Uccello: “Le Battaglie sembrano tradurre La Battaglia di San Romano con il linguaggio dell’astrattismo moderno. Un ritorno al Rinascimento.” Lance e spade, elmi e corazze, cavalli e cavalieri sul campo di battaglia si trasfigurano in un incastro di forme geometriche, lame e cunei.
da: L. Respi, in Arnaldo Pomodoro. Grandi Opere 1972-2008, catalogo della mostra, Milano, Fondazione Arnaldo Pomodoro, 2008, p. 168.
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