Louise Nevelson
Night Blossom, 1973
legno dipinto, 33 × 29,5 × 6 cm
“È il 1959. A New York – racconta Arnaldo Pomodoro – vado alla Viviano Gallery e lì incontro Louise Nevelson, una donna stupenda, volitiva, forte, un’ebrea russa trapiantata a New York che mi affascina; poche ore dopo vado con lei a vedere la mostra di David Smith in un’altra galleria, di nuovo un incontro bellissimo. Ero estremamente intimidito anche perché la mia conoscenza dell’inglese era allora molto scolastica e questo mi avviliva e mi metteva ancor più a disagio”. La Nevelson e Smith, due scultori che lasciano il segno, per diverse ragioni, nella mente di Arnaldo Pomodoro. La Nevelson per quell’invenzione New Dada delle griglie della memoria, per questo suo sapere organizzare l’interno delle sculture come un sistema di frammenti dove ritrovi gli oggetti, i residui che il nero appanna e che il bianco esalta.
da: A. Quintavalle, Le prime opere – Il viaggio a New York [19990], in Scritti critici per Arnaldo Pomodoro e opere dell’artista 1955-2000, a cura di L. Berra, B. Leonetti, Milano, Lupetti Editori di Comunicazione, 2000, pp. 30-31.