Arnaldo Pomodoro
Colonna recisa trasversalmente, 1970-1971
bronzo, 240 × ø 70 cm
“La scultura di Arnaldo Pomodoro – scrive Italo Mussa nel 1982 – è l’esempio classico, cioè moderno, di una visione diretta nella realtà della materia dell’arte, che si apre alla luce mostrando la propria germinazione febbrile, dove spaccature, corrosioni, perforazioni e lucentezza sono veri e propri traumi visivi. Colonne, sfere, colonne recise o spaccate – come questa Colonna recisa trasversalmente –, coni e dischi solari assorbono l’infinito della luce, per trattenerlo momentaneamente, per metterlo a confronto delle lacerazioni interne alla materia stessa, per sottolineare l’intransitabilità dell’evento visivo. Risollevando sensazioni emotive sommerse, l’artista ha scavato dentro la profondità del suo pensiero creativo in modo diretto, sfidando lo spazio e la luce”.
E sottolinea Guido Ballo, nel 1984, che in Colonna recisa trasversalmente e nel gruppo di opere di questi anni Pomodoro mette in crisi le forme pure “da percepire tattilmente nella loro perfezione neoplatonica, per rendere con analogie psichiche la frattura, lo scivolamento, le frane interne, improvvise o lente: ritorna, con altri accenti, il valore corrosivo del segno, nel contrasto tra forma pura e corrosione semantica, in una situazione di instabilità inquietante proprio perché tutto sembra, all’esterno, perfetto”.
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