Enrico Baj
Piccolo decorato, 1968
tecnica mista, acrilico e collage su tela, 34 × 26 cm
Alla metà degli anni Cinquanta Baj matura la fascinazione per i materiali decorativi – stoffe da materasso, tappezzerie e affini, e parimenti i frammenti splendenti di vetro muranese utilizzati da Fontana nelle sue opere: esemplare è Piccolo bambino, 1955 – e la sperimentazione di un collage polimaterico fastoso sino alla saturazione e alla ridondanza. I tessuti, delocati dalla loro quotidiana ordinarietà, assumono la qualità di uno spazio totalmente e antiretoricamente autre: va specificato che, allora assai più che ora, la pratica “alta” dell’arte provava autentico orrore per tutto ciò che avesse una parentela qualsiasi con ciò che s’indicava con disprezzo la decorazione. Lo straniamento che Baj ne fa non è fine a se stesso, perché si concretizza in campo d’apparizioni d’un teatro figurale sempre più apertamente mostruoso, dagli “ultracorpi” in fattezza di mostriciattoli antropoidi repellenti, di cui è antenato perfetto Trillalì-Trillalà, 1955, alla nascita dei “generali”, nipoti espliciti di Ubu e maschere d’un grottesco fatto spettacolo dell’inane: Il generale Eisenhower sulla passeggiata a mare di Nizza col suo piccolo cane, 1956, è capostipite d’una lunga genia che s’inoltrerà nei decenni.
da: Enrico Baj. Bambini, ultracorpi & altre storie, catalogo della mostra, a cura di G. Gualdoni, Milano, Fondazione Arnaldo Pomodoro, 2013, pp. 27-28.