Donato Piccolo
Progetto per Imprévisible, 2018
pennarello, matita, matite acquerellabili e acrilico su carta, 61 × 74 cm
Donato Piccolo, ospitato dalla Fondazione in occasione della Project Room #7 (2018), compie una meditazione sull’imprévisible, un termine francese che incrocia “imprevedibile” e “invisibile” (impre-visible), qualcosa capace di spiegare non soltanto l’incognita, ma quello che in effetti è un senso di mistero sottile. Ciò che sta dietro il visibile affascina da sempre il pensiero, il quale tenta di afferrarlo coi ragionamenti, con le equazioni, le formule, le filosofie. L’opzione delle variabili e dei calcoli matematici è appannaggio anche della macchina che chiede di implementare la propria conoscenza, non lo è invece la necessità di oltrepassare la ragione – finendo nel campo delle aspettative. Di fronte a tale burrone, dove anche i concetti spariscono e le sicurezze cedono, la mente come l’artificialità si fermano: la prima presa dallo sgomento, la seconda incapace di misurare l’insensato. Diviene, piuttosto, il campo della solitudine e talvolta della speranza. Si oscilla dunque tra l’imprevisto e l’imprevedibile sospesi dove l’arte dona alla scienza il gioco delle passioni. In questa sorta di cortocircuito prospettico, vige anche l’inganno di poter ri-creare coi fili, contatti, meccaniche e chip, la vita – o forse una sua parvenza, forse il suo proposito più vero.