“L’ideale per me è ambientare le opere tra la gente, le case, il verde, le vie di tutti i giorni, in un confronto con il tessuto urbano e con il paesaggio. La scultura è una presa di un proprio spazio entro lo spazio maggiore dove si vive e ci si muove. Ha senso quando trasforma il luogo in cui è posta, senza alcuna monumentalità celebrativa, ed è come una creatura vivente, che muta nel volgere della luce e delle ombre, ma anche nell’incontro con le persone, creando un inconsueto dialogo tra opera e fruitore.
Si supera così il limite di un’arte chiusa nei musei e nelle collezioni private, e l’opera diventa un patrimonio di tutti e acquista una valenza testimoniale del proprio tempo: riesce a improntare di sé un contesto e lo arricchisce di ulteriori stratificazioni di memoria”.
Arnaldo Pomodoro